In una recente sentenza (Cass. pen. n. 11509 del 15.03.2019), la Corte di Cassazione ha dovuto pronunciarsi su un caso nel quale l’imputato aveva commesso violenza penale su una minore, approfittando della circostanza che quest’ultima, in quel momento, non i trovava sotto la vigilanza della madre, nonché del particolare contesto ambientale in cui i fatti i verificavano (luogo privo di persone adulte a cui la minore avrebbe potuto chiedere aiuto).

La Suprema Corte ha ribadito un principio ormai consolidato, e cioè che “sussiste […] la circostanza aggravante della minorata difesa in tutti i casi in cui le particolari modalità dell'azione, connesse a situazioni oggettive o soggettive, consentano di approfittare della condizione di fragilità della vittima a prescindere dalla minore età in quanto tale”.

A parere della Cassazione, nel caso di specie la Corte di appello di Genova aveva applicato correttamente la circostanza aggravante di cui all’art. 61, n. 5, C.P., sussistendo effettivamente al momento dei fatti la minorata difesa della persona offesa. 

L’aver approfittando della circostanza che la minore, in quel momento, non si trovava sotto la vigilanza della madre e del particolare contesto ambientale in cui i fatti si verificavano, non costituirebbe un elemento costitutivo del reato di cui all'art. 609 bis, comma 2, C.P., ma bensì un quid pluris apprezzabile come circostanza aggravante della minorata difesa.