Una persona è stata sottoposta a procedimento penale in quanto, durante una serata al bar, lanciando un boccale di birra da mezzo litro, aveva colpito un altro soggetto cagionandogli un trauma all’emitorace destro: trauma giudicato inizialmente guaribile in cinque giorni, ma la cui durata si è protratta poi per quindici giorni.
Nello specifico, l’uomo veniva condannato sia in primo che in secondo grado per il reato di lesioni, aggravate dall’uso dell’arma. Il legale di questi ricorreva, quindi, innanzi alla Corte di Cassazione lamentando, tra le altre, la presunta illogicità dell’applicazione di detta aggravante. Per il difensore, infatti, la capacità offensiva dello strumento va valutata in relazione alle concrete circostanze di tempo e luogo e un semplice bicchiere, a sua detta, non può essere inteso quale arma. Il legale, infine, riteneva in ogni caso applicabile al suo cliente la causa di non punibilità “per particolare tenuità del fatto” di cui all’art. 131 bis C.P.
La Suprema Corte di Cassazione (sentenza n. 3342 dd. 25.01.2023), ha rigettato il ricorso confermando la decisione dei giudici di merito. Nello specifico, e per quanto attiene la circostanza aggravante dell’arma, la Corte di legittimità ha affermato che “… per arma impropria deve intendersi qualsiasi oggetto, anche di uso comune e privo di apparente idoneità all’offesa, che sia in concreto utilizzato per procurare lesioni personali, giacché il porto dell’oggetto cessa di essere giustificato nel momento in cui viene meno il collegamento immediato con la sua funzione per essere utilizzato come arma…”. Ciò vale, ovviamente, anche per un boccale da birra da mezzo litro.
La stessa Corte, infine, ha altresì escluso la possibilità - ipotizzata nel ricorso dal legale dell’uomo - di ridimensionare l’episodio oggetto del processo. L’offensività del reato per la Corte, non era certamente “modesta” considerato che le lesioni subite dalla persona offesa hanno avuto una durata di quindici giorni.