La Corte di Cassazione ha statuito (ordinanza n. 30852/18 dd. 29.11.2018) che il paziente debba sempre e comunque essere messo al corrente dei possibili rischi derivanti dalla sottoposizione ad un intervento chirurgico anche se questi sono minimi.
Nel caso sotteso alla pronuncia della Suprema Corte, un soggetto era deceduto a seguito di un’operazione chirurgica di protesi all’anca, in conseguenza di una “tromboembolia polmonare massiva da trombosi della vena femorale destra” (la percentuale di verificazione di un’ipotesi siffatta si attesta circa al 2%). Tale “complicazione”, rientrava tra le possibili cause di peggioramento e, quindi, come tale doveva essere chiesto al paziente se intendesse o meno procedere all’intervento. Nella realtà tale informazione non era stata data al paziente. La Cassazione, quindi, con una precedente sentenza aveva invitato il Tribunale che si era occupato della fattispecie a riconoscere il danno da mancata informazione e assegnare all’erede la somma per il danno.