Passeggiare in aperta campagna, in una zona poco frequentata, non esime il padrone dal condurre il proprio cane con museruola e guinzaglio. Ovvia, quindi, la condanna dei padroni per le lesioni provocate dai loro animali in occasione dell’aggressione da questi compiuta ai danni di una persona.
Nel caso di specie, a una coppia - condannata per il reato p. e p. dall’art. 590 C.P. - veniva contestata una scarsa, se non assente, attenzione nel custodire i loro due cani che, a spasso senza museruola e guinzaglio, aggredivano una donna, azzannandola a una gamba e alla testa. Per il Tribunale la responsabilità dell’uomo e della donna era pacifica: questi, infatti, avevano consentito che “i loro due cani circolassero liberamente, senza museruola” e non avevano quindi impedito che “i due animali aggredissero una donna” in maniera così violenta da cagionarle “lesioni personali giudicate guaribili in venti giorni”.
I due ricorrevano innanzi alla Corte di Cassazione evidenziando, in particolare, come i due cani fossero privi di museruola giacché si trovavano a transitare in una zona di aperta campagna, ove avveniva l’abituale passaggio di animali, anche selvaggi, in stato di libertà o di abbandono. Il legale della coppia sosteneva quindi che, a fronte delle caratteristiche della zona, non vi era alcun obbligo per i propri clienti di conformarsi a regole di prudenza, tuttalpiù considerato che la veterinaria che aveva sempre avuto in cura i quadrupedi, ne aveva attestato l’indole assolutamente pacifica.
La Cassazione, con sentenza n. 37183 di data 03.10.2022, ha tuttavia respinto il ricorso promosso dalla coppia e ha nell’occasione chiarito che “in presenza di altre persona, occorre sempre adottare cautele idonee a evitare il pericolo che il cane possa assalire terzi” e quindi “occorre portare l’animale al guinzaglio e munirlo di museruola, senza che abbia peso alcuno che ci si trovi in aperta campagna e che non si tratti di zona abitualmente frequentata da persone, poiché è proprio la presenza di terzi nella specifica occasione in cui ci si trova a transitare con il cane, e non in generale, a determinare la necessità di cautela”.